Siria, dal gas nervino ai missili cruise: troppo facile (e gratuito) avanzare ipotesi

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di Salvo Barbagallo

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Non hanno insegnato un bel nulla le non tanto lontane “lezioni” a Stelle e Strisce, dall’Iraq di Saddam Hussein alla Libia di Gheddafi, alla (pseudo o presunta) vera lotta all’Isis: si condanna con facilità (o una parte, o l’altra), ma la verità non viene fuori. E mai verrà a galla. Probabilmente. È normale il turbamento che prende l’uomo comune, quando viene a conoscenza di atti di guerra che provocano decine, centinaia, migliaia di vittime innocenti che con le guerre volute dai Potenti poco hanno a che fare. Il turbamento diventa indignazione e rabbia quando si apprende che a perdere la vita sono bambini e adolescenti: sulle emozioni, sugli stati emotivi dell’individuo (purtroppo) giocano molti mass media, che finiscono con il condizionare (strumentalmente?) ogni “giudizio”. Non avendo documentazioni “dirette” si è costretti a fidarsi del “referita”: già una immagine può dimostrare tutto e il contrario di tutto, una informazione può essere vera o “costruita” per apparire vera. L’attacco alle Torri Gemelle è una dimostrazione di come una “realtà” può essere ribaltata, a seconda delle intenzioni di chi la “manipola”, allorché si tentò di far intendere che fosse stata la CIA ad architettare la tragedia.

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I 59 missili di Donald Trump – lanciati contro una base militare siriana come legittima “reazione” ad una (presunta o vera?) azione di sterminio di una popolazione inerme con gas nervino ordinata dal presidente di quel Paese Bashar Al Assad – non potevano che suscitare commenti contrastanti. Ma suscita perplessità la “certezza” dimostrata dal premier italiano Paolo Gentiloni nell’attribuire ad Assad, senza ombra del minimo dubbio, il crimine di avere usato armi chimiche. Una “certezza” dovuta a informazioni incontrovertibili fornitegli dall’intelligence di casa nostra? Possibile e contemporaneamente improbabile. Più plausibile il fatto che la “politica” debba schierarsi, e la circostanza che il presidente USA sarà presto in Italia, in Sicilia in occasione del G7, potrà avere indotto il nostrano Presidente del Consiglio ad “approvare” e “condividere” la decisione di Donald Trump. Non solo. C’è da ricordare che gli yankee armati di tutto punto ormai risiedono da tempo in forma stabile in Italia, con al seguito anche armi nucleari. Come può notarsi, dominano le ipotesi, e non certo le “verità”.

La verità su quanto accaduto in Siria? Gianandrea Gaiani nel suo Editoriale su “Analisi Difesa”, fra l’altro, evidenzia: Non ci sono rapporti o verifiche di fonti neutrali sull’accaduto, i dubbi sul resoconto dei ribelli sono tanti, le vittime troppo poche per un attacco aereo con armi di distruzione di massa (Saddam Hussein nel 1988 uccise 5mila curdi bombardando Halabja, non 90 come nella cittadina siriana) e soprattutto non sono stati effettuati ancora riscontri per verificare che il gas utilizzato martedì sia proprio quello degli arsenali (ufficialmente smaltiti) delle forze armate siriane. Nonostante l’assenza di prove certe e la consapevolezza statunitense che anche i ribelli utilizzano armi chimiche su bassa scala (proprio quella adatta a uccidere qualche decina di persone) Trump è pronto a minacciare Damasco di quei raid che Barack Obama aveva paventato nel 2013 per poi rinunciarvi quando Mosca si fece garante del disarmo degli arsenali chimici di Assad, costituiti come deterrente contro le armi nucleari israeliane (…).

Le considerazioni di Gaiani costituiscono un aspetto delle tante facce che presenta la cosiddetta verità quando evidenzia ancora che Già quattro anni or sono fonti vicine all’intelligence britannico espressero perplessità circa il fatto che il gas impiegato a Ghouta provenisse dagli arsenali delle forze governative. Circostanza che non venne denunciata esplicitamente neppure dall’Opac e nei mesi successivi apparve chiaro che armi chimiche di vario tipo, soprattutto cloro, yprite e gas nervini come il Sarin erano in possesso anche dello Stato Islamico e di altre milizie ribelli (…) Nelle operazioni a bassa intensità che caratterizzano la guerra civile siriana l’uso di queste armi non ha alcun senso tattico poiché miliziani e civili vengono agevolmente soppressi con ordigni convenzionali che, a quanto pare, inorridiscono meno degli aggressivi chimici l’opinione pubblica occidentale. Come se la vita di un bambino dilaniato dalle schegge di una granata ad alto esplosivo valesse meno di quella di un bambino ucciso dal Sarin (…).

La macchina della propaganda può confondere, ma sicuramente non fornisce “verità”…

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